San Gottardo è una borgata alpina della Valsesia fondata nel XXIII secolo dai Walser, una popolazione proveniente dal Valois svizzero.

San Gottardo è una delle 14 frazioni che compongono il comune di Rimella, nella Val Mastallone. Il borgo è l’ultimo raggiungibile dalla strada asfaltata che corre lungo la valle, ma è accessibile solamente a piedi, tramite una mulattiera. Si tratta dunque di un villaggio isolato, una vera e propria finis terrae. Qui i Walser hanno dato vita a una cultura che è sopravvissuta attraverso i secoli grazie alla posizione isolata del villaggio, all’assenza di turismo e all’uso di una variante esclusiva di un dialetto di origine Allemanica: il Tittschiu rimellese.

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MSLM
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Abitanti
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EDIFICI

MADONNA DEL RUMORE

La cappella della Madonna del Rumore sorge nel punto di incontro tra un ruscello di montagna (Landwasser) e il fiume che scorre a valle (Enderwasser). In questo luogo le acque dei due corsi d’acqua si mescolano e procurano un forte frastuono che riecheggia tra le rocce.

La chiesa costituisce un vero e proprio limen, tracciando una prima dicotomia nella mappa degli abitanti di Rimella: quella tra il territorio interno ed esterno, tra il silenzio pacifico e i rumori nuovi.

INVERNO ESTATE

I torrenti sono una delle keynote del paesaggio di San Gottardo, dove la vita è accompagnata dallo scorrere ciclico del tempo e dell’Enderwasser. Solo la coltre di neve, d’inverno, riesce talvolta a tacitarlo facendo sprofondare, o forse trasalire, il borgo in un silenzio irreale. Un silenzio che permette di ascoltare i propri passi sulla neve e i suoni delle valanghe nelle valli circostanti.

Nell’universo manicheo di San Gottardo in cui il bene è opposto al male e il dentro al fuori, anche le stagioni sono due: il lungo inverno silenzioso e la vita estiva dell’alpeggio, fatta di canti e voci. La salita verso l’alpeggio avviene a giugno e il ritorno in paese è fissato in occasione della festa di San Michele, il 29 settembre. L’estate è la stagione dei suoni, quella delle campane del bestiame, e quella dei richiami e dei canti tra un’alpe e un’altra.

A WINTER WALK

A SPRING WALK

I suoni delle voci sono connotati dall'uso di un dialetto alemanno, trasmesso oralmente per circa sette secoli: il tittschiu rimellese.

Il primo documento scritto in lingua tittschiu risale agli inizi del ‘900 e non sono molti i testi redatti in questo idioma, che nel corso dell’ultimo secolo si è lentamente mescolato ai vocaboli e alle strutture italiani.

Si tratta piuttosto di una lingua logocentrica, che esiste nel presente della sua enunciazione. Nell’utilizzarla i rimellesi comunicano un’idea non mediata del loro mondo, dove non c’è differenza tra suono e pensiero.

Il tittschiu è parlato correntemente dagli abitanti ed esiste un repertorio di canti e richiami in lingua. Juzzu, ovvero “hutsu uf nu j’sumer” (gridare che c’è l’estate), è un canto di gioia tipico di Rimella e i suoi alpeggi. Si tratta di un grido di saluto o di un richiamo d’amore. ​

CANZONI DI PETRA

I suoni degli strumeni di lavoro sanciscono un altro livello acustico. Si tratta di una partitura frattale, poiché ogni ciclo contiene un altro ciclo.

Lo è ad esempio il concerto dello sfalcio dell’erba, che viene ancora fatto a mano, perché la montagna è ripida e servono ranze, falci fienaie e, laddove il terreno è più aspro, la meula (la falce ricurva). Le attività estrattive (è ancora attiva una piccola cava di ardesia) costituiscono un’altra impronta sonora, così come le attività connesse al pascolo, ad esempio la mungitura.

L’illuminazione pubblica è arrivata a San Gottardo negli anni ‘90 e il suono delle campane era ed è un riferimento fondamentale per orientarsi, soprattutto durante la notte. Gli abitanti lo definiscono un “suono non-suono”, perché non sempre lo avvertono consapevolmente.

TELEFERICA

Due tecnologie analogiche sono lentamente arrivate sul territorio durante il secolo scorso, alterandone il soundscape: le teleferiche, che ancora oggi costituiscono uno strumento fondamentale e tagliano il cielo di San Gottardo producendo suoni aerei inconsueti, e il telefono pubblico, giunto nella frazione nel 1976.

La vecchia scuola del paese è stata trasformata due anni fa in un moderno bistrot con funzione di info-point. San Gottardo è così pronto a ospitare piccoli flussi turistici. Lo saranno anche i suoi abitanti?

Elena racconta che i visitatori, anche quelli più consapevoli, hanno bisogno di riempire il loro spazio di conversazioni, di suoni, di fotografie, di video. Il tempo che lei preferisce è quello dell’alpeggio, dove esiste la vera libertà e bisogna imparare davvero ad avere a che fare con il silenzio e con se stessi.

IL CORNO DI ELENA